clear

"Dimentica chi sono", poesie di Griselda Doka

Yje jo aktivYje jo aktivYje jo aktivYje jo aktivYje jo aktiv
 

0687e7685ec06ef4ca472795c13d1e56 XLParte I

Dove il fiume muore nel mare e le acque sono sale

 

Dimentica chi sono

dimentica chi sei

tu, mia costante evasione

che percorri il mio Sud, tortuoso

cercami

nei campi di zagara bianca

colmi di nettare pregnante

che ti scorre nelle vene

quando l’odore del mio sesso

è la sinfonia che ti accoglie

 

…………………….

 

Anche se non esiste

potremmo inventare

una storia d’amore noi due

io sono la poesia

e lo sei anche tu

d’ora in poi tutto è giustificato, mio caro

vorresti che ti raccontassi il mondo

ma io conosco solo il mio

quello maldestro creato dai sensi

mentre ciò che mi circonda sa di caglio

vorrei affidarti delle confidenze

come testamento

da conoscere prima

di iniziare questa storia

quando per caso dovessi incontrare il mio cranio

su un ciglio di strada in campagna

alzalo attentamente e soffia nelle crepe

poi togli tutti i filamenti dei ragni

che avevano increspato la mia esistenza

accarezzalo pian piano

e solo quando sarai libero dalla paura

e dal dolore

mettilo sul ramo più alto e sicuro del gelso

a fungere da nido

agli uccelli distratti

poi fai tre volte il segno della croce

e dimentica ciò che è stato

 

…………………..

 

Stamattina ci siamo svegliati degli avatars,

lontani dalle ombre e dai pensieri

comandi automatici che ci erogano promesse

di infiniti e zeri gli algoritmi

che sfiorano l’alfa degli orizzonti

scambi o scontri?

 

Mai è stato così facile attraversare

questi scialbi poteri spettrali

le crisi appena iniziate

e le guerre consumate

nessuna preoccupazione della fonte

né della luce

solo lunghi tunnel

e spifferi echeggianti di autisti automatici

l’odore della muffa

è la benzina data ai nostri pargoli

nei biberon

un giorno forse andranno lontani

forgiati nella beffa del rigore

 

Mai è stato così facile profanare la terra

i futuri pensieri sono già calcolati

da questi miraggi di zeri sobillanti

la vista dall’alfa si scioglie nel bianco

della pillola del giorno dopo

una confezione fornita

a doppia apertura

dita e occhi bendati si posano

su questo pallone gonfio

Forse il pianeta imparerà a vivere

nella perenne estasi della masturbazione

senza il bisogno della memoria

senza il richiamo del dolore

 

…………………………..

 

II PARTE

 

 

Ho ancora nel petto un nido vuoto di rondini

e il cuore un monumento al cielo aperto

 (entrambi esposti ai venti)

 

 

E se tutto questo nitore

fosse l’unico malessere che abbiamo

anche se fossimo solo io e te a sentirlo

e se così fosse

allora tutta questa reticenza

non avrebbe senso

guardati attorno e dimmi

se il nespolo sa davvero di nespolo

e la cicala ha ancora le ali

o è solo voce rauca del bosco

se quell’abbraccio che si consuma

nel cielo, non sia solo gioco delle nuvole

se la pioggia che vedi scendere sul vetro

sia la stessa che bagna le foglie

(vorrei sapere se arrossiscono ancora d’autunno)

se quel sonnecchiarsi del faro

sia in realtà l’ultimo cuscino degli affranti

e se i solchi che ho sulla fronte

siano tutte le tue suppliche accolte

e se gli stormi - gli stormi che ti offuscano il lago

siano solo schegge di bagnanti

malinconia al buio che bisbiglia

cosa avrei voluto fare e non ho potuto

godere di ultimi respiri

ricurvarsi come foglie incerte

tessere rami su pupille di merli affamati

strofinare le ciglia del mio domani

senza temere il disordine

del vivere così scompigliati

………………………..

 

 

Non bastano nemmeno

le processioni dei sogni

rivelazioni di chi ha visto troppo

solidi bastoni le ossa indicano la via

il respiro succinto di luoghi, abiti, oggetti

raccogliamo a fatica

quel che abbiamo dato

bende per lo sguardo

narici per le ombre

 

III PARTE

 

 

Continuiamo pure a rovistare

fino all’osso dell’esistenza

si è uomini fino a quando lo sappiamo

 

 

Il vero coraggio

resta un respiro fuori tempo

e l’uomo un substrato di anima e crepe

memoria fragile del suo stesso disagio

avido di fughe, cosparso di naftalina

Ora e per sempre, riconoscete la mia testimonianza!

 

……………………..

Ho visto le rondini impastare la terra

e l’agnello senza madre

barcollare sull’erba tenera

curiosa la lumaca si cibava

prima di rientrare nel guscio

sono stata una bambina

che studiava da sola biologia

mentre la maestra allattava

due gemelli, sola all'ospedale

con tutto questo mi stringo

forte, tuttora

mantenendo il fiato un flagello

novizio l’alba sulle labbra

(i girini, già gracidavano)

……………………..

 

 

Alito senza afa

la tua ombra

tra i miei seni

estremità di orizzonti schiacciati

sfioro per un attimo

la fronte della verità

e so di essere

notte senza alba

ti ho visto nascere

sotto la mia stella

una sagoma d’impaccio

sul mio petto sanguinante

a tastoni nel buio

ci siamo cercati e ritrovati

mio Cristo, stanotte, dove andrai a morire?

 

nella mia sacca, non hai più nulla da porgere

nella tua mano, non ho più nulla da renderti

rosa mi volevi

incenso io divenni

 

 

 

 

IV PARTE

 

 

Non è vero che ci si rende conto dell’urto. Non è vero che si piange (Frida Kahlo)

 

 

Si sono incrociati tutti gli altrove

le rotte stampate su mappe misteriose

si è offuscata la luce alla ricerca di un tempo

che non gocciola nostalgia

non so più scrivere

di uccelli che migrano

della luna che sanguina

o di naviganti che onorano

il tocco dei fondali

in pugno, la polvere d'uomo

rogo di speranze recise

 

………………..

 

Nella pelle del serpente

il mare morto comprime il petto

un gomitolo di parole

allestisce la terra di mezzo

nel Babele clandestino

si forgiano carne e peli

nella stessa fucina

ittì millevanòn kallàh ittì millevanòn tavò’i

Vieni con me dal Libano, o mia sposa,

vieni con me dal Libano! (Can. 4:8)

Finalmente sono giunta

un ventre teso a tamburo che pulsa

guerra, silenzio nelle stesse note

se fuggissi, porterei altrove la tua sete

dove la morte è inodore 

alza i veli sopra  la mia valigia

e passa, o mio uomo, tu passa

………………………….

 

Io credo in Dio

in un unico solo e onnipotente Dio

di quello che ha fatto i cieli e la terra

e anche il mare

perché è li in mezzo che ho visto Dio

dalla faccia nera e spaventosa

Nel nulla

quando sentivo l’acqua che entrava

nella nostra scialuppa scheggiata

e pregavamo tutti nel coro

siamo diventati lì tutti credenti

di un solo e unico Dio

onnipotente e misericordioso

che ci stringeva in una morsa

lì nei nostri 80 cm di spazio personale

i morti possono giacere

i vivi non si devono piegare

maledizione ragazzi

tutti insieme

giù in coro

qualcuno osava cantare

e il coro rispondeva

Allah akbar

Dieu ait pitiè de nous

good Lord have mercy

………………

Dio mio quanto buio

mai visto tanto buio in vita mia

mai tanta acqua

tanto sudore e pipì insieme

tante lacrime partecipi nella disperazione

Dio mio dio mio

non sappiamo dove siamo

sappiamo di te ma non ti vediamo

Dio mio dio mio

se mi salvi farò 30 giorni di digiuno

anzi 50 o 100 tutti insieme

e ti adorerò giorno e notte

Dio mio…non spingete di là, hey bro’

‘r ‘u crazy still singing aloud, pray shit, pray

ma un lamento lungo

di canti collegiali

si innalzava sgraziato nella notte

un altro anno e avrei finito

un altro anno e avrei detto addio al mio villaggio

chissà se potrò mai raccontare la mia storia, hey bro’

se calpesto terra di nuovo

Terra bro’, terra, basta che non sia d’Africa

che così velocemente ha bruciato i miei sogni

le senti ora queste lacrime

sono sicuro che le senti anche nel mezzo del coro

Hey bro, non mi dare la mano ora

bestemmia pure il tuo dio e anche il mio se vuoi

ma sulla terra bro’, se sbarchiamo vivi sulla terra

ti prometto che ti darò la mano, e saremo fratelli per davvero

adesso bro’ stringiamo i denti

aguzziamo gli occhi

origliamo le tenebre

forse qualche dio lo espelleranno

 

 

 

 

 

 

KERKO

Copyright © 2024 FENIXPOST, developed by AgoràFutura.Net - All rights reserved.

Search