Parte I
Dove il fiume muore nel mare e le acque sono sale
Dimentica chi sono
dimentica chi sei
tu, mia costante evasione
che percorri il mio Sud, tortuoso
cercami
nei campi di zagara bianca
colmi di nettare pregnante
che ti scorre nelle vene
quando l’odore del mio sesso
è la sinfonia che ti accoglie
…………………….
Anche se non esiste
potremmo inventare
una storia d’amore noi due
io sono la poesia
e lo sei anche tu
d’ora in poi tutto è giustificato, mio caro
vorresti che ti raccontassi il mondo
ma io conosco solo il mio
quello maldestro creato dai sensi
mentre ciò che mi circonda sa di caglio
vorrei affidarti delle confidenze
come testamento
da conoscere prima
di iniziare questa storia
quando per caso dovessi incontrare il mio cranio
su un ciglio di strada in campagna
alzalo attentamente e soffia nelle crepe
poi togli tutti i filamenti dei ragni
che avevano increspato la mia esistenza
accarezzalo pian piano
e solo quando sarai libero dalla paura
e dal dolore
mettilo sul ramo più alto e sicuro del gelso
a fungere da nido
agli uccelli distratti
poi fai tre volte il segno della croce
e dimentica ciò che è stato
…………………..
Stamattina ci siamo svegliati degli avatars,
lontani dalle ombre e dai pensieri
comandi automatici che ci erogano promesse
di infiniti e zeri gli algoritmi
che sfiorano l’alfa degli orizzonti
scambi o scontri?
Mai è stato così facile attraversare
questi scialbi poteri spettrali
le crisi appena iniziate
e le guerre consumate
nessuna preoccupazione della fonte
né della luce
solo lunghi tunnel
e spifferi echeggianti di autisti automatici
l’odore della muffa
è la benzina data ai nostri pargoli
nei biberon
un giorno forse andranno lontani
forgiati nella beffa del rigore
Mai è stato così facile profanare la terra
i futuri pensieri sono già calcolati
da questi miraggi di zeri sobillanti
la vista dall’alfa si scioglie nel bianco
della pillola del giorno dopo
una confezione fornita
a doppia apertura
dita e occhi bendati si posano
su questo pallone gonfio
Forse il pianeta imparerà a vivere
nella perenne estasi della masturbazione
senza il bisogno della memoria
senza il richiamo del dolore
…………………………..
II PARTE
Ho ancora nel petto un nido vuoto di rondini
e il cuore un monumento al cielo aperto
(entrambi esposti ai venti)
E se tutto questo nitore
fosse l’unico malessere che abbiamo
anche se fossimo solo io e te a sentirlo
e se così fosse
allora tutta questa reticenza
non avrebbe senso
guardati attorno e dimmi
se il nespolo sa davvero di nespolo
e la cicala ha ancora le ali
o è solo voce rauca del bosco
se quell’abbraccio che si consuma
nel cielo, non sia solo gioco delle nuvole
se la pioggia che vedi scendere sul vetro
sia la stessa che bagna le foglie
(vorrei sapere se arrossiscono ancora d’autunno)
se quel sonnecchiarsi del faro
sia in realtà l’ultimo cuscino degli affranti
e se i solchi che ho sulla fronte
siano tutte le tue suppliche accolte
e se gli stormi - gli stormi che ti offuscano il lago
siano solo schegge di bagnanti
malinconia al buio che bisbiglia
cosa avrei voluto fare e non ho potuto
godere di ultimi respiri
ricurvarsi come foglie incerte
tessere rami su pupille di merli affamati
strofinare le ciglia del mio domani
senza temere il disordine
del vivere così scompigliati
………………………..
Non bastano nemmeno
le processioni dei sogni
rivelazioni di chi ha visto troppo
solidi bastoni le ossa indicano la via
il respiro succinto di luoghi, abiti, oggetti
raccogliamo a fatica
quel che abbiamo dato
bende per lo sguardo
narici per le ombre
III PARTE
Continuiamo pure a rovistare
fino all’osso dell’esistenza
si è uomini fino a quando lo sappiamo
Il vero coraggio
resta un respiro fuori tempo
e l’uomo un substrato di anima e crepe
memoria fragile del suo stesso disagio
avido di fughe, cosparso di naftalina
Ora e per sempre, riconoscete la mia testimonianza!
……………………..
Ho visto le rondini impastare la terra
e l’agnello senza madre
barcollare sull’erba tenera
curiosa la lumaca si cibava
prima di rientrare nel guscio
sono stata una bambina
che studiava da sola biologia
mentre la maestra allattava
due gemelli, sola all'ospedale
con tutto questo mi stringo
forte, tuttora
mantenendo il fiato un flagello
novizio l’alba sulle labbra
(i girini, già gracidavano)
……………………..
Alito senza afa
la tua ombra
tra i miei seni
estremità di orizzonti schiacciati
sfioro per un attimo
la fronte della verità
e so di essere
notte senza alba
ti ho visto nascere
sotto la mia stella
una sagoma d’impaccio
sul mio petto sanguinante
a tastoni nel buio
ci siamo cercati e ritrovati
mio Cristo, stanotte, dove andrai a morire?
nella mia sacca, non hai più nulla da porgere
nella tua mano, non ho più nulla da renderti
rosa mi volevi
incenso io divenni
IV PARTE
Non è vero che ci si rende conto dell’urto. Non è vero che si piange (Frida Kahlo)
Si sono incrociati tutti gli altrove
le rotte stampate su mappe misteriose
si è offuscata la luce alla ricerca di un tempo
che non gocciola nostalgia
non so più scrivere
di uccelli che migrano
della luna che sanguina
o di naviganti che onorano
il tocco dei fondali
in pugno, la polvere d'uomo
rogo di speranze recise
………………..
Nella pelle del serpente
il mare morto comprime il petto
un gomitolo di parole
allestisce la terra di mezzo
nel Babele clandestino
si forgiano carne e peli
nella stessa fucina
ittì millevanòn kallàh ittì millevanòn tavò’i
Vieni con me dal Libano, o mia sposa,
vieni con me dal Libano! (Can. 4:8)
Finalmente sono giunta
un ventre teso a tamburo che pulsa
guerra, silenzio nelle stesse note
se fuggissi, porterei altrove la tua sete
dove la morte è inodore
alza i veli sopra la mia valigia
e passa, o mio uomo, tu passa
………………………….
Io credo in Dio
in un unico solo e onnipotente Dio
di quello che ha fatto i cieli e la terra
e anche il mare
perché è li in mezzo che ho visto Dio
dalla faccia nera e spaventosa
Nel nulla
quando sentivo l’acqua che entrava
nella nostra scialuppa scheggiata
e pregavamo tutti nel coro
siamo diventati lì tutti credenti
di un solo e unico Dio
onnipotente e misericordioso
che ci stringeva in una morsa
lì nei nostri 80 cm di spazio personale
i morti possono giacere
i vivi non si devono piegare
maledizione ragazzi
tutti insieme
giù in coro
qualcuno osava cantare
e il coro rispondeva
Allah akbar
Dieu ait pitiè de nous
good Lord have mercy
………………
Dio mio quanto buio
mai visto tanto buio in vita mia
mai tanta acqua
tanto sudore e pipì insieme
tante lacrime partecipi nella disperazione
Dio mio dio mio
non sappiamo dove siamo
sappiamo di te ma non ti vediamo
Dio mio dio mio
se mi salvi farò 30 giorni di digiuno
anzi 50 o 100 tutti insieme
e ti adorerò giorno e notte
Dio mio…non spingete di là, hey bro’
‘r ‘u crazy still singing aloud, pray shit, pray
ma un lamento lungo
di canti collegiali
si innalzava sgraziato nella notte
un altro anno e avrei finito
un altro anno e avrei detto addio al mio villaggio
chissà se potrò mai raccontare la mia storia, hey bro’
se calpesto terra di nuovo
Terra bro’, terra, basta che non sia d’Africa
che così velocemente ha bruciato i miei sogni
le senti ora queste lacrime
sono sicuro che le senti anche nel mezzo del coro
Hey bro, non mi dare la mano ora
bestemmia pure il tuo dio e anche il mio se vuoi
ma sulla terra bro’, se sbarchiamo vivi sulla terra
ti prometto che ti darò la mano, e saremo fratelli per davvero
adesso bro’ stringiamo i denti
aguzziamo gli occhi
origliamo le tenebre
forse qualche dio lo espelleranno