Paolo Chiozzi
Nel 1905 il giornalista italiano Vico Mantegazza (1856-1934) pubblicò un libro intitolato L'altra sponda: Italia ed Austria nell'Adriatico. In esso egli esprimeva dure critiche alla politica austro-ungarica nei Balcani, e suggeriva la tesi che l'Italia, nello sviluppare un'azione politica e diplomatica in quell'area, avrebbe dovuto accordarsi con la Russia, non con l'Austria-Ungheria.
Come inviato speciale del Corriere della Sera egli aveva seguito con grande attenzione, e documentandosi storicamente, le vicende politiche e culturali dell'area balcanica, rivolgendo un particolare interesse proprio all'Albania dove soggiornò di frequente, ed alla quale dedicò numerose pubblicazioni. La più significativa è a mio parere il volume L'Albania (Roma, 1912), in cui sono raccolti suoi scritti di diversi periodi che, insieme, offrono una quadro generale della realtà albanese nel passaggio dal XIX al XX secolo, con l'aggiunta di una analisi spassionata delle relazioni fra l'Italia e l'Albania. Il punto di vista di Vico Mantegazza è bene espresso dal suo riferimento all'antica Via Egnatia, “la grande strada per la quale le legioni romane andavano a Bisanzio e nella Tracia; quando, senza tutti i moderni e rapidi mezzi di comunicazione, quei paesi sembravano più vicini a Roma di quello che non lo sembrino oggi!... Per altre vie, per altri porti …. passano ora gli eserciti, le merci, le influenze e le idee”.
E' proprio in queste parole che si rivela l'idea – certamente “in controcorrente” rispetto alla politica italiana di quel tempo – del Mantegazza: secondo lui era naturale e doveroso, per l'Italia, allacciare un forte rapporto con l'altra sponda del mare Adriatico, con l'Albania. Sospettoso tanto verso le mire del panslavismo quanto verso quelle del pangermanesimo, egli si è a lungo sforzato di sensibilizzare il popolo e le istituzioni d'Italia alla lotta del popolo albanese per la propria unità ed indipendenza, salutando con grande entusiasmo, nel 1912, la dichiarazione di indipendenza da parte di Ismail Qemali.
Dopo quasi novant'anni, a causa di eventi tragici, si invertì lo sguardo: l'Altra Sponda non fu più l'Albania, ma l'Italia. La sponda verso la quale si verificò una massiccia fuga di persone alla ricerca di condizioni di vita migliori. Ben conosciamo i dolori, le tragedie che furono il prezzo inumano che a quelle persone costò l'attraversare il Mare Adriatico; e gli anni di esclusione, di rifiuto, di pregiudizio – atteggiamenti in parte ancora presenti in Italia, e che sarebbe un grave errore dimenticare oggi, che in qualche modo gli sguardi da una sponda all'altra si intersecano, come si intersecano gli scambi (in primo luogo culturali) ed i flussi di persone, in un simbolico rinnovamento dell'antica Via Egnatia.
Il riconoscimento dell'Albania come Paese candidato all'Unione Europea sarebbe salutato con gioia da Vico Mantegazza, felice – come lo lo sono io oggi – che il Mare Adriatico recuperi finalmente il suo ruolo naturale di Ponte.
FENIX prosegue con entusiasmo il suo compito di promotore ed osservatore attento del dialogo trans-adriatico.